Si azzuffano, saltano, alzano le loro zampette cercando di colpirsi a vicenda. Rotolano avvinghiandosi l'uno all'altro, fanno finta di mordersi e colpirsi, ma senza tirare fuori i loro piccoli artigli. Simulano la caccia e la lotta i piccoli micetti quando giocano. Immaginano di essere adulti, anche se sono ancora soltanto cuccioli. Giocano. Il gioco è immaginarsi di essere altro e non solo se stessi. Nei mammiferi trova espressioni sempre più complesse che raggiungono gli apici più elevati nella nostra specie, in grado di inventare e costruire oggetti che portano l'esperienza del gioco sempre più prossimo alla realtà. Dai grandi parchi di divertimento alla Disneyworld alle più moderne console di gioco, dall'ormai dimenticata e poco nota Magnavox Odyssey, attraverso gli Atari e i Sega, passando dai finti home computer della Commodore (che poi erano usati quasi esclusivamente come console per videogiochi), fino alle attuali Playstation, XBOX e Wii, nelle versioni console e portatili.

Westworld - Dove tutto è concesso, immagina la prossima frontiera del gioco.

Gioco e Narrazione

Cos'è il gioco se non una narrazione? Un canovaccio, come quello della commedia dell'arte, su cui gli attori, i giocatori, si muovono improvvisando, determinando l'incipit e l'epilogo della storia. 
Su questa idea di base si muove Westworld, che sviluppa ed approfondisce l'omonimo film di culto del 1973 (noto in Italia con il titolo, non originale, de Il mondo dei Robot) di Michael Crichton. Proprio lui l'autore del libro da cui Spielberg ha tratto la famosa saga di Jurassic Park. Anche in questo caso di un parco di divertimenti si tratta: è un immenso set che riproduce l'epopea del western americano, dove gli ospiti, facoltosi turisti, possono rivivere, con assoluto realismo, ma in completa sicurezza, le emozioni e il modo di vivere del XIX secolo negli Stati Uniti, tra piccole e pittoresche cittadine, sceriffi, cow boy, pistoleri, saloon, bordelli, ribelli messicani, fuorilegge e nativi americani. Il realismo dell'esperienza è portata ai massimi livelli grazie ai residenti, robot antropomorfi, indistinguibili dai veri essere umani, se non per il fatto di non potere fare del male agli ospiti, e in generali all'uomo, come detta la prima delle tre leggi della robotica di Asimov. Per rendere ancora più realistici i residenti, i gestori del parco hanno dotato i robot di sistemi di intelligenza artificiale che consente loro di riprodurre completamente qualsiasi emozione umana. 

Gioco e narrazioni


Gli ospiti, trovandosi davanti a ciò che sanno essere semplici macchine possono abbandonarsi ai loro più bassi istinti. Giocano in un mondo del tutto realistico dove non ci sono limiti, dove tutto è concesso, dalla violenza, al sopruso, alla trasgressione. L'esperienza rischia così di diventare più reale della realtà. Qual'è la vera essenza di una persona, di un ospite, quella mostrata nel mondo reale o quella che emerge nel parco giochi di Westworld? 
Le 10 puntate in cui si sviluppa la serie TV consente meglio di approfondire, attualizzando, i temi già introdotti nel film del 1973. Un ottimo soggetto e dei bravissimi attori ne fanno un piccolo capolavoro della TV. L'intelligenza artificiale dei residenti, sembra sempre più essere simile a quella umana, ma nonostante questo le loro vite artificiali appaiono come quelle dei protagonisti di una tragedia classica dell'antica Grecia, dove inevitabilmente il fato o gli dei, nel caso specifico il dottor Robert Ford, uno dei due creatori del parco, governano la vita dei singoli e le loro vicende, senza, almeno sembra, possibilità di fuga.

Gioco e Narrazioni

Intelligenza Artificiale, ricordanze, memoria e identità, destino, il desiderio primigenio dell'uomo di essere come Dio, storie, narrazioni, gioco e realtà. Un telefilm da vedere e rivedere fino all'ultima scena e in attesa di una seconda stagione nella speranza di mantenere la vivacità e l'originalità della prima.

Verità su Halloween

Non sembra essere una festa come le altre, Halloween. Segreti si nascondono dietro la sua origine. Le maschere di demoni, streghe, fantasmi e vampiri, non possono che essere collegate a qualche occulto mistero. Ferventi cristiani e predicatori hanno più volte ammonito sui pericoli che questa festa porta con se.
Allora cerchiamo di svelare cosa nasconde Halloween.
Già il suo nome può dirci tanto: deriva dall'inglese arcaico All Hallows' Eve che significa... vigilia di Ogni Santi! In effetti si festeggia il 31 ottobre che è proprio la vigila di Ogni Santi, però... la sua origine risale a molto prima dell'istituzione della festa cattolica nell'anno 840 d.C. Alcuni studiosi la fanno risalire alla festa dei morti degli antichi romani, chiamata Parentalia, o forse alla festa celtica Samhain della fine dell'estate, o molto probabilmente ad entrambe. Si tratta di feste pagane in cui si festeggia la morte ed i morti! 

Death and Halloween

Si, è vero, anche il Natale si festeggia nella stessa data delle feste solari dell'antica Roma del Sol Invictus, che cadeva in corrispondenza del solstizio d'inverno. Lo stesso vale per la Pasqua, che cade in corrispondenza della prima luna piena dopo l'inizio della primavera: la festa cristiana deriva da quella ebraica, in cui si festeggia l'Esodo del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto, che a sua volta è però legata alle feste pagane che celebrano il risveglio della natura dopo la fine dell'inverno.
Ma perchè celebrare e festeggiare la morte? Si, è vero, le religioni, grande e piccole che siano, sono tutte, in qualche modo, legate al culto dei morti e della morte. Il cristianesimo è una religione e non una semplice filosofia di vita perchè Gesù Cristo è risorto dai morti (lo si recita anche nel Credo cattolico). La resurrezione e il superamento della morte è uno degli elementi centrali del cristianesimo. 

Resurrezione e morte

Ad Halloween però ci si traveste da diavoli, fantasmi, streghe, vampiri e mostri vari. Tutte creature del male! Non può non essere che una festa del male e diabolica. Infatti è una festa che viene dagli Stati Uniti e da altri paesi anglosassoni dove la religione maggioritaria è quella cristiana protestante. E negli Stati Uniti questa festa è stata portata da... dai cattolicissimi irlandesi. 
Come nel Carnevale che precede la preparazione alla festa più importante del cristianesimo, la Quaresima che conduce alla Pasqua, anche Halloween è il sovvertimento dell'ordine reale. E' una festa del dileggiare e del deridere. A Carnevale, almeno quello tradizionale, il povero si traveste da ricco e il ricco da povero, il laico da religioso e il religioso da laico. E' una festa dell sovvertimento, per esorcizzare il disagio e le diseguaglianze. Lo stesso vale per Halloween: ci si traveste da personaggi del male per deridere e dileggiare il male e i suoi simboli. Si esorcizza la paura della morte ed il male stesso che in essa può essere nascosto. Si sovverte il male con il bene e la gioia della festa. Ci si traveste da demoni per deridere il male, sconfitto dalla grazia di Dio, e non per celebrare il male!

Carnevale e sovvertimento


Ma allora vogliamo mettere lo sfruttamento commerciale che si fa di Halloween? 
Be', in effetti, i torroni e i panettoni che già ad inizio novembre si vedono nei supermercati, mi fanno pensare che poi non ci sia niente di così sconvolgente nella festa della vigilia di Ognissanti. Travestitevi pure bimbi cristiani, indossate le maschere che più vi piacciono, non c'è peccato nella gioia e nel divertimento! 

Ogni Santi


L'arte del narrare è fatta di varie sfaccettature. Riflessi di pensieri che si manifestano a chi ascolta nelle modalità più diverse. Guardando un testo fatto di consonanti e vocali spiegarsi su una pagina bianca, oppure accompagnato da immagini e figure che si ricompongono su vignette che consentono di passare da una scena all'altra di un fumetto. Guardando le immagini che si susseguono veloci e in movimento su uno schermo o ascoltando il ritmo delle rime che si inseguono a disegnare un sentimento nella poesia. O ancora ascoltando una musica, fatta solo di note oppure accompagnata da un testo come le canzoni pop/rock dell'ultimo vincitore del premio Nobel per la letteratura Bob Dylan.
Raccontare non significa inventare sempre qualcosa di nuovo, intrecci e personaggi originali. Spesso la stessa storia si ripete all'infinito, sotto forme diverse con varianti più o meno evidenti rispetto a uno schema classico, che ci hanno spiegato semiologi come Propp e Greimas.  L'esempio più immediato sono le trasposizioni di romanzi o fumetti  in film per il cinema o la TV (ne parlo ampiamente nel saggio Nuvole 2.0 che potete trovare allink http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/fumetti/270970/nuvole-2-0/) oppure i remake di vecchie pellicole.
D'altronde sappiamo bene che i bambini amano ascoltare la stessa storia più e più volte o guardare senza sosta la stessa puntata del loro cartone animato preferito. Questo ripetersi delle narrazioni è quindi un nostro bisogno primordiale, che ritroviamo nell'infanzia e con tratti più maturi anche nell'età adulta.

Si tratta di quelle che definisco Rinarrazioni.

Una rinarrazione non è fatta dal semplice ripetersi di storie già raccontate con qualche variante ed aggiornamento, ma è qualcosa di più complesso. Atmosfere, rimandi, citazioni del già visto, del già sentito, del già scritto, sono un tratto caratteristico della narrativa contemporanea e post-moderna. Usano questa tecnica alcuni film e serie TV che ho avuto modo recentemente di vedere con molto piacere.

Inizio con un piccolo capolavoro italiano: Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti.

Rinarrazioni | Supereroi | Il supereroe italiano


Quando si parla di un film, spesso ci si limita a citare il regista e gli attori, che in questo caso specifico sono davvero notevoli, ma per un amante di storie come sono io, non è possibile non citare anche l'autore del soggetto: Nicola Guaglianone (supportato da Menotti nella stesura della sceneggiatura).
Cinema | Storytelling | Rinarrazioni | Nicola Guaglianone

Cosa troviamo in questo film, che dopo l'esperimento di Salvatores con Il ragazzo invisibile, riesce per la prima volta a mettere sugli schermi un supereroe italiano contemporaneo e pienamente inserito nell'humus culturale del nostro paese? Proprio una serie di rinarrazioni, che non sono solo i rimandi al super robot di Go Nagai ed ai personaggi di quell'anime, ma un'atmosfera che è in parte quella dei polizieschi italiani degli anni '70, di quel genere poliziottesco che fu una vera fucina di originalità e vivacità su uno schema predefinito che contribuì al successo commerciale del cinema italiano di quegli anni, ormai purtroppo lontani. E' un'atmosfera già ripresa in parte, sia nella letteratura che nel cinema, dai vari Romanzo Criminale, Gomorra, Suburra. Ritroviamo poi un po' di spensieratezza e superficialità nelle canzoni degli anni '80 di Oxa e Bertè. E naturalmente quei rimandi al fumetto superomistico americano, ed in particolare a quello della Marvel di Stan Lee.

Rinarrazioni sono l'elemento portate anche della bellissima serie TV  Stranger Things, prodotta dalla Netflix, come altre interessanti serie TV degli ultimi anni.

Rinarrazioni | Storytelling



E' un thriller fantascientifico, dove fantastico e soprannaturale si mixano in maniera ammirabile, con protagonisti un gruppo di ragazzini che quando sono in sella alla loro bici non possono non ricordarci gli eroi di E.T. L'extraterreste. L'ET in questo caso non è un alieno, ma una ragazzina dotata di poteri telecinetici, Undi, nella versione italiana, Ely, in lingua originale, diminutivo del suo nome "Undici" (Eleven) cavia di esperimenti militari della solita organizzazione segreta del governo americano. La serie è ambientata negli anni '80, in maniera abbastanza fedele a quella che era la realtà di allora, e sono chiari i rimandi ai film del genere di quegli anni (il già citato E.T.Poltergeist - Demoniache presenze, Scanners, Carrie - Lo sguardo di SatanaFenomeni paranormali incontrollabili) strizzando l'occhio alla serie cult Ai confini della realtà.  In estrema sintesi vale proprio la pena guardare questa serie e scoprire il mondo del Sottosopra.
L'ultima citazione si sviluppa in una forma completamente diversa rispetto alle prima due opere citate.

E' Ash vs Evil Dead. Qui la rinarrazione si fa sequel della trilogia di film horror di Sam Raimi La Casa, La Casa 2 e L'Armata delle Tenebre.


Rinarrazioni | horror | Splatter comico

La serie non è certamente all'altezza della prime citazioni, ma è davvero un piacere ritrovare ancora in forma un attore come Bruce Campbell, diventato famoso in pratica solo per avere interpretato la prima trilogia, affiancato, tra gli altri, da un'inquietante Lucy Lawless (già la guerriera Xena nell'omonima serie TV prodotta sempre da Raimi). L'atmosfera è quella degli ultimi due film della trilogia originale, che dall'horror del primo La Casa, si è trasformata in uno splatter/thriller commedia, oserei dire quasi demenziale.

Sullo schema delle rinarrazioni si muove anche il romanzo Pippo e la Sposa nel quale mi sono divertito a sperimentare un po' di teoria di letteratura comparata. 

Non si tratta di un saggio come Nuvole 2.0, ma è un romanzo tradizionale, abbastanza semplice nello svilupparsi della trama, senza la multilinearità e la polifonia che richiederebbe la narrativa più contemporanea, che spero sia anche piacevole da leggere. In Pippo e la Sposa l'ambientazione viene ricreata da citazioni tratte da film e canzoni a cavallo del passaggio tra il XX e il XXI secolo (la storia si sviluppa durante l'estate del 2002). Testi e immagini che cercano di disegnare sentimenti e pensieri attraverso il ricordo del lettore piuttosto che con l'utilizzo delle sole parole.
Per chi volesse leggerlo Pippo e la Sposa lo trovate disponibile sia su Amazon che in formato cartaceo a questo link http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/270821/pippo-e-la-sposa-2/


Quando sento i vostri #sorrisi

Le spalle del cielo incendiano di cremisi le stelle al tramonto,
echi di guerra. di liti e tragedie invadono le mie stanze,
urla di rabbia, di rancore e di dolore risuonano dure nei miei occhi e nella mente.
Ma quando sento i vostri sorrisi,
tutto sembra così lontano e impossibile che siano cose a venire.
I monti si scuotono dalle loro fondamenta a franano a valle a coprire l'abisso,
i mari si innalzano nell'onda perfetta affamati di terra e di fatti dall'uomo,
i cieli si oscurano e scompaiono le stelle mentre tifoni e tormenti si abbattono feroci.
Ma quando sento i vostri sorrisi,
tutto sembra così lontano e impossibile che siano cose a venire.

Quando sento i vostri #sorrisi

Un vuoto si apre nelle mie viscere e vuole assorbire la mia anima intera,
il caos come cavallo imbizzarrito sferza l'aria torbida dei miei pensieri,
non c'è niente, solo illusione e vana disperazione.
Ma quando sento i vostri sorrisi, perché li sento i vostri sorrisi, non solo li vedo,
quando accarezzo la vostra pelle, tutto è lontano, non è mai stato e mai sarà,
tutto è vita ed esplosione infinita, solo calore che riscalda il cuore e l'anima.
Perché l'eternità esiste quando guardo i vostri sorrisi.

Quando sento i vostri #sorrisi



Guardare Oltre


"Ma poi che cosa è un bacio? Un giuramento fatto
un poco più da presso, un più preciso patto,
una connessione che sigillar si vuole,
un apostrofo roseo messo tra le parole, t'amo"
[Edmond Rostand - Cirano de Bergerac]

Cos'è un bacio | Cyrano

E cosa è una parola? Una connessione che sigillar vuole. Quella connessione, o meglio relazione, che si crea tra le persone quando comunicano tra loror. In semiologia o in linguistica, autori come Umberto Eco o Tullio De Mauro, ci direbbero che è l'unità minima dotata di senso/significato di un  linguaggio, sia esso una lingua scritta o parlata. Una sillaba, una vocale o una consonante, un fonema non sono dotati di significato, ma una parola si. Una parola riesce a darci un'idea sia di ciò che è concreto che di ciò che è astratto, di qualsiasi cosa la nostra mente sia in grado di concepire. Un gatto, una casa, il bene, il male, l'amore, un bacio...

Semiotica e Comunicazione

Potremmo invertire la precedente affermazione. La mente è in grado di concepire solo ciò che il linguaggio è in grado di esprimere. E' per questo motivo che luoghi in cui si parlano lingue diverse hanno modi leggermente diversi di concepire il mondo. La cosa è ancora più evidente quando le lingue sono notevolmente diverse tra loro: si pensi alle differenze che esistono tra la cultura occidentale e quella dell'estremo oriente.
Non è solo la lingua influenza il modo di concepire il mondo, ma lo è anche il modo di comunicare. Fino a circa 5 mila anni fa la tradizione e la cultura si trasmetteva solo oralmente, poi fu inventata la scrittura. Nasce la scrittura per immagini, i geroglifici, i caratteri cuneiformi, fino ai caratteri alfabetici in uso oggi o gli ideogrammi utilizzati in Cina e Giappone. La scrittura ha fortemente influenzato il nostro modo di pensare. Quando i prima caratteri alfabetici cominciarono ad essere usati in medio oriente, qualche migliaio di anni fa, la direzione della scrittura procedeva da destra a sinistra ed era fatta solo di consonanti e non da vocali. Questa situazione richiedeva che per l'interpretazione un testo era necessario avere uno sguardo di insieme di tutto lo scritto per comprenderne il reale significato. Il contesto diventa altrettanto importante del testo stesso. Un insieme di lettere da sole, una parola, presa singolarmente, essendo fatta di sole consonanti poteva avere un numero di omonomie molto superiore rispetto a quanto accade nella moderna scrittura occidentale. Inoltre il senso di lettura da destra a sinistra privilegiava l'uso dell'emisfero destro del cervello, quello che si dice sia la parte della nostra mente a cui è deputata la sintesi, la spazialità e la creatività (non è esattamente così, ma per i nostri scopi possiamo considerare valida questa semplificazione). 

Scrittura e pensiero

Furono gli antichi greci che aggiunsero le vocali e cominciarono a scrivere da sinistra a destra, come facciamo oggi, privilegiando l'uso dell'emisfero sinistro, quello che si dice sia deputato alla logica, l'analisi e il linguaggio. E' proprio nell'antica Grecia che si sviluppano infatti l'oratoria, la filosofia e la scienza che sono alla base della cultura occidentale.
Se la scrittura ha, in qualche modo, influenzato il nostro modo di concepire il mondo e di pensare, altrettanto hanno fatto una serie di invenzioni che hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare. La pergamena, il papiro e la carta prima, ma molto di più l'invenzione della stampa, nel XV secolo, che consentì una diffusione molto più ampia della cultura e della possibilità di leggere.
Le cose cambiarono ulteriormente nel XX secolo: l'elettricità portò all'invenzione del telegrafo, della radio, del telefono, della televisione. Il mondo è diventato più piccolo, le distanze si sono ridotte. All'inizio degli anni '90, il digitale prima ed il web dopo, hanno ulteriormente ristrutturato la nostra mente e il modo dell'uomo di relazionarsi  con gli altri. Cellulari, Smartphone, Tablet e Social hanno dato vita al web 2.0, che si appresta con il 3.0 (il web semantico) a diventare un'autocoscienza quasi indipendente  dall'uomo. Siamo così giunti al nostro XXI secolo.

Comunicazione e Web

Tutto è onnipresente e disponibile. Siamo immersi in una una nuvola di informazioni e di parole. 

Siamo più connessi, ma sono proprio le parole che rischiano di perdere la loro caratteristica di connettere le persone.

Un apostrofo roseo messo tra le parole. Così come il bacio di Cirano, anche le parole diventano relazione quando sono collegate ad altre parole. Una parola da sola non rappresenta un pensiero, ma solo poco più che un verso, un semplice suono. Una parola è anche un sorriso, uno sguardo, un'espressione. Parole di un linguaggio che non è quello verbale, ma è quello del corpo e dell'anima.
Oggi il web 2.0, o meglio, l'uso che ne facciamo, sembra ci voglia portare a fare il processo alla parola, la singola parola estrapolata dal discorso. 

Le parole diventano più pesanti, dure, cattive. 

Di contro le persone diventano più leggere, più fragile, sole. Sole, perchè se si da importanza alla singola parola e non al discorso non si crea relazione. 

Così una parola, una singola parola definisce la persona e, spesso, questa persona diventa il nemico o l'adultera da condannare (uso la figura dell'adultera del Vangelo per indicare l'uomo in generale). Una parola, un'immagine o un video sono la persona e non l'insieme delle sue parole, fatte di pensieri, emozioni, espressioni, di discorsi, di vita. 
Non sono i social, è l'uso che se ne fa. Con un coltello puoi ferire una persona, ma puoi anche affettare il pane per dividerlo con il tuo fratello o la tua sorella. Basta guardare oltre e non fermarsi alla singola parola, al titolo, allo slogan, all'immagine o video sul web o sulla strada. Guardando oltre.

Parole Pesanti Persone Leggere

Sette e mezza di sera sul grande raccordo anulare. C'è una luce fantastica, ideale per scattare una fotografia. Ad inizio settembre, se ci si sposta dall'uscita della Roma-Fiumicino verso l'Appia,  nello specchietto retrovisore si riflette la palla rossa-arancio del disco solare che sta per tramontare. Mi tornano i bei tramonti che ho lasciato nella mia Calabria, quelli sul mar tirreno, dove il sole lentamente si tuffa nel mare come un'atleta di nuoto sincronizzato.

Tramonto sul mar Tirreno in Calabria

Al mio fianco c'è l'amico Nicola e stiamo tornando verso casa. Abbiamo appena finito la nostra partita di calciottto, la prima della stagione dopo le vacanze estive. Siamo stanchi e non siamo molto loquaci. Anche un po' delusi, perché nonostante abbiamo fatto una bella partita abbiamo perso.  A farci da sottofondo c'è l'autoradio. 
- E' la dura legge del gol..., dice Nicola
- Cosa?
- La canzone di Max Pezzali... o degli 883? Non ricordo se si erano già separati o no.
- Stai ancora pensando alla partita?
- Be', avremmo dovuto vincere con 4 o 5 gol di scarto. 
- Va be', che importa, non è che c'era in palio la coppa del nonno.
- Si però... aspetta, aspetta. Ascolta.
In radio stanno trasmettendo un dibattito sulle proteste suscitate dalla campagna del Fertility Day che è in procinto di lanciare il Ministero della Salute.
- E' proprio impazzita... ma che le passa nella mente a quella?
- A chi, al ministro?
- E a chi se no? Ti pare normale? Solo in Italia succedono queste cose... Siamo nel medioevo. Ma hai visto le cartoline o letto gli slogan? "La bellezza non ha età, la fertilità si"? Ma siamo impazziti?
- Si, anche se tutto questo scandalo non lo capisco...
- Non lo capisci? E' un'offesa a tutte le donne, agli uomini, alle coppie di qualsiasi genere... La dignità di una donna, o di una coppia, si misura in base ai figli che fa?
- Non credo sia questo il problema. Certo i messaggi sono duri, forse non del tutto appropriati, ma le campagne contro il fumo o sulla sicurezza stradale non mi sembra che utilizzino un linguaggio meno deciso.
- Ma qui si parla della dignità delle persone. 
- Sono d'accordo. Quei soldi potevano essere spesi meglio, per preparare un ambiente e una società più accoglienti per i bambini e soprattutto per chi decide di avere un figlio...
- Infatti, fai i figli e poi che gli dai da mangiare? Come li tiri su? 
- Mi ripeto: c'è molto da fare nel nostro paese e per la nostra società, anche se in fondo i nostri nonni facevano figli anche senza avere il posto o uno stipendio fisso... oggi pare sia impossibile.
- Non sono più quei tempi, Andre'!
- Però, spiegami cosa c'è di scandaloso in quegli slogan.
- Tutto!

#FertilityDay, Slogan


- Per quanto duri e inappropriati possono sembrare quei messaggi sono oggettivamente rispondenti alla realtà.
- Ma quale realtà? Oggi si può avere un figlio a 40 anni tranquillamente e probabilmente è anche meglio, perché avrai a che fare con una coppia di genitori più consapevoli.
- Questa mancanza di fiducia nei giovani non la capisco. Se continuiamo così non diventeranno mai adulti, mai consapevoli, nè par fare un figlio nè per nient'altro. Sarò fortunato ma io conosco tanti giovani in gamba, responsabili e consapevoli. E comunque in Italia di figli non si fanno e siamo il paese con una delle più basse natalità al mondo.
- Quindi riduciamo tutto a un puro fattore di numeri ed economia?
- No, non voglio dire questo. Voglio dire solo che siamo fatti di sangue, carne e ossa. Per quanto vorremmo astrarci da questo fatto inconfutabile resta la realtà. Nico, non siamo dei, siamo solo uomini, con i nostri limiti. Anche in questo caso è la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però vince chi segna più.
- Come no. Parliamo di vita, non di una partita di calcio. I limiti si superano.
- - A quale prezzo? A quello di perdere la nostra umanità? Quell'essere fatti di sangue e carne, l'essere limitati e imperfetti ci rende unici e inimitabili. La perfezione ci renderebbe tutti identici ed è comunque uno stato irraggiungibile. Resta il fatto che fare un figlio a trent'anni è biologicamente più facile che a quaranta.
- Non guardi oltre amico e comunque stai andando troppo sul metafisico per i miei gusti. E' che siamo un paese di... guarda cos'è successo con il terremoto?
- Cosa vuoi dire?
- Se fossimo un paese civile ci sarebbe stato qualche danno, qualche ferito ma niente di più. Hai  letto poi quell'articolo in cui si dice che si prevedono terremoti almeno 30 volte più intensi di quello di qualche giorno fa?
- Si... ci voleva Mandrake. La scala Richter è logaritmica, quindi un terremoto 30 volte più intenso significa poco meno di una magnitudo di un grado Richter in più rispetto a quella del terremoto di qualche giorno fa, in pratica come il terremoto dell'Irpinia degli anni Ottanta. Quindi ci sono già stati nella storia recente terremoti trenta volta più intensi, è facile pensare che ce ne potranno essere altri simili.
- Certo in Giappone non se ne sarebbero neanche accorti... Quello si che è un paese civile.
- E' solo una questione di percezione, Nico. Secondo te è più rischioso viaggiare in auto o in aereo?
- Conosco bene le statistiche...
- Va be', lascia stare le statistiche, ti senti più sicuro in auto o in aereo?
- In auto, anche se so che è più rischioso...
- Appunto, è una semplice questione di percezione: l'auto ci fa meno paura perché la usiamo tutti i giorni, anche se le statistiche dicono che è molto più frequente un incidente d'auto che un disastro aereo e che i morti sulle strade sono enormemente di più rispetto alle vittime di incidenti in volo. Lo stesso vale per i terremoti.
- Non capisco dove vuoi arrivare...
- Ho letto anch'io quell'articolo in cui si lodavano i metodi costruttivi utilizzati in Giappone o in California, ma è una questione di tradizione e percezione. In tutta l'area mediterranea si è sempre privilegiata la pietra, e poi il cemento, come materiale per la costruzione degli edifici. In Giappone e Satati Uniti, invece, si è da sempre utilizzato il legno, un materiale più elastico e più resistente ai movimenti tellurici. Ma soprattutto quel che conta è la percezione. Succede come per le auto e gli aerei.
- Voglio proprio vedere dove vuoi arrivare. Significa che siamo destinati a morire sotto le macerie quando c'è un terremoto?
- No. Sicuramente dobbiamo darci da fare per rendere sicure le nostre abitazioni, ma non possiamo darcene una colpa a priori per quella che è il nostro stato attuale. In Italia l'ultimo terremoto catastrofico è stato nel 2009 a L'Aquila, sette anni fa, e prima ancora nel '97, quasi 20 anni fa, in Umbria e Marche. Se si fa una media dei terremoti dal 1900 a oggi sopra i 5 gradi Richter, in Italia se ne registrano circa uno o due all'anno. In Giappone c'è un terremoto sopra i 5 gradi Richter ogni settimana, in alcune settimane ce ne sono anche più di uno. E' chiaro che per loro la percezione del rischio terremoto è assolutamente diversa rispetto alla nostra. Per loro i terremoti sono come per noi viaggiare in auto.

Terremoto Amatrice, Accumoli, Arquata


- Quindi siamo dei destinati, come dicevo prima...
- Non lo so. Le disgrazie accadono. L'inevitabile esiste e diventa evitabile solo dopo che è accaduto. 
- Non è il terremoto che fa le vittime, ma chi costruisce le case.
- Può essere, ma quando accadono certi fatti credo che la prima reazione debba essere la solidarietà e l'aiuto e, se credi, la preghiera. Poi viene il momento del dolore e del conforto, a cui deve seguire la voglia di ricominciare. La polemica, l'indagine, la critica ci devono essere, per imparare ed evitare o mitigare quello che è accaduto, ma solo dopo avere provveduto all'essenziale.
- Ci vuole razionalità e progettualità.
- ... di gente che è fatta di sangue, carne, ossa e terra. 

Nel frattempo il disco color rosso sangue è ormai scomparso all'orizzonte alle nostre spalle e si vedono solo i bagliori arancioni che disegnano i contorni delle nuvole.

Alla luce del tramonto



Ed eccoli qui, il doppio attacco di Holly Hutton e Tommy Becker, dal vero, nella prima di Premier League tra L'Hull City e i campioni uscenti del Leicester,

Linguaggi e Narrazioni, Holly e Benji


I protagonisti sono i giocatori (veri) Abel Hernandez e Adama Diomande.
Non tutti sanno che il titolo originale della serie animata Holly e Benji, e del manga da cui è tratto, è Capitan Tsubasa, un fumetto spokon (cioè dello genere sportivo) ideato nel lontano 1981 da Yoichi Takahashi. Chi ha visto tutte le 128 puntate della prima serie originale sa bene che il cartone ha un unico indiscusso protagonista, Holly, e che il portiere Benji Price è solo un  importante comprimario. Non a caso il vero titolo del manga e dell'anima è il già citato Capitan Tsubasa, che altro non è che il vero nome del protagonista Holly Hutton che nel manga originale è Tsubasa Ozora
I nomi di tutti i protagonisti è stato infatti cambiato in Italia, e in generale in occidente, così il vero nome di Benji Price è Wakabayashi Genzō e quello dell'eterno rivale  di Holly, Mark Lenders, è Hyûga Kojirō. 
Se proprio si volesse affiancare un nome a quello di Holly, probabilmente più che Benji dovrebbe essere il suo compagno di attacco e quasi altrettanto talentuoso Tommy Becker, in originale Misaki Tarō, il numero 11 della New Team e della nazionale giapponese, autore insieme al protagonista del doppio attacco che hanno riprodotto senza volere Hernandez e Diomande nell'ultima partita di Premier League.

Linguaggi e Narrazioni, Holly e Benji, Holly Hutton

Voglio Chiudere questo blog con l'antesignano di Holly e Benji: si chiamava Arrivano i Superboys (titolo originale Akakichi No Eleven, letteralmente Gli undici rosso sangue) altro manga spokon dedicato con protagonista l'attaccante Shingo Tamai ideato a fine anni sessanta da Ikki Kajiwara, e trasformato in anime e trasmesso in Giappone già nel 1970 (in Italia arriverà solo nel 1980). Lo stile è assolutamente differente da quello di Holly e Benji, sia nel soggetto che nei disegni. Non a caso l'autore è lo stesso dell'Uomo Tigre e dell'altrettanto drammatico Rocky Joe (in cui Ikki Kajiwara si era firmato con il suo vero nome  Asao Takamori).

Shingo Tamai, Ikki Kajiwara


Linguaggi e Narrazioni, Holly e Benji



Posso dare un nome al nostro sogno?
No, non posso darglielo.
Posso tenerlo in braccio e cantargli nenie inventate?
Non posso farlo.
Si è dissolto nella nebbia,
in una grigia giornata di un novembre di mezza estate.



“Gli innamorati vedono assai più cose
di quanto la fredda ragione riesca poi a spiegare”.
Arriverà Puck a rimettere a posto le cose,
gliel’ha ordinato Oberon, perché tutto vada come deve andare.
Rimarrà solo un bel sogno, scolpito nei pensieri,
nello spirito e nella mente.
Un’incisione leggera che ha fatto male per un istante,
solo al risveglio in mezzo alla nebbia,
quando il folletto maldestro ha messo il succo di viola
sulle palpebre degli amanti errati.
Una volta sistemate le cose, sarà solo un sapore dolce,
sulle labbra e nella bocca,
nel cuore e nel sogno.
“La guerra, la morte, i malanni,
stanno in agguato contro l’amore,
facendolo istantaneo come un suono,
fugace come un ombra, breve come un sogno”.
Come un lampo in un temporale di mezza estate,
“prima che si sia potuto dire ‘Guarda!’
è inghiottito dalle tenebre”.
Poi il sole squarcia di nuovo le nubi
e ricomincia l’estate che riscopre i colori
del cielo, del mare, della terra,
della pelle, del cuore e dell'anima.





Da quella distanza non si distingueva se fosse proprio un piccolo principe o una principessa,
di certo aveva i capelli corti, biondi, arruffati e il profilo dolce dei suoi fratelli e sorelle.

poesia e narrazioni

Si, poteva essere anche una bambina, ma questo non era importante,
era comunque un piccolo principe, un costruttore di sogni.
Volava già tra i piccoli planetoidi nella fascia degli asteroidi,tra Marte e Giove,
curioso di conoscere il sistema solare e l'universo intero.
E' passato anche vicino alla Terra, a cavallo di una stella cadente,
il nostro piccolo principe, come un bel sogno interrotto al mattino.




Cominciamo da lui, il regista del nuovo X-Men - Apocalisse, Bryan Singer. 

In fondo è merito (o colpa) sua se i mutanti della Marvel si trovano (ancora) fuori dalla continuity cinematografica dei film sui supereroi dalla casa delle idee di Stan Lee. 

Infatti i diritti di sfruttamento al cinema degli X-Men sono ancora in mano alla 20th Century Fox e quindi questi personaggi non possono apparire nei film del Marvel Cinematic Universe (MCU). 

L'ultimo film sui mutanti della Marvel

X-Men, film del 2000 diretto da Singer, ha il merito di rilanciare i supereroi al cinema. Infatti Superman III (1983) e Superman IV (1987), ancora con Christopher Reeve nei panni dell'Uomo d'Acciaio, dopo i successi dei primi due film del 1978 e del 1980, erano stati dei completi insuccessi, sia di critica che di pubblico. Ci aveva pensato Tim Burton, con i suoi Batman del 1989 e del 1992, a rilanciare il genere, ma anche in questo caso i sequel Batman Forever (1995) e Batman & Robin (1997) di Joel Schumacher (con Val Kilmer prima e George Clooney dopo nei panni del Cavaliere di Gotham), nonostante i cast stellari, avevano riportato i film sui supereroi ad una desolante mediocrità.
Se consideriamo gli eroi Marvel, nonostante l'amore mai nascosto di Stan Lee per il cinema, prima del 2000 non si erano ancora visti film degni di nota con protagonisti i personaggi della casa delle idee. Possiamo forse citare solo la fortunata serie televisiva L'incredibile Hulk, trasmessa tra il 1977 e il 1982, con Bill Bixby nei panni di David Bruce Banner e Lou Ferrigno in quelli del suo alter-ego Hulk. Inguardabili sono invece i film sull'Uomo Ragno degli anni '70, così come un B-Movie su Capitan America del 1990. Tutte produzioni a basso costo per film fantastici, che solo per riprodurre superpoteri ed effetti speciali, avrebbero invece richiesto budget elevati ed attori di spessore.

Trasposizioni supereroi Marvel


Coraggiosamente negli anni '90 la  20th Century Fox acquistò i diritti per la produzione di un film sugli X-Men affidandone la regia a Bryan Singer e la sceneggiatura a David Hayter (su soggetto sviluppato insieme allo stesso regista). 

Singer era reduce del grande successo di critica del film cult I soliti sospetti  del 1995, diretto a soli 30 anni, Dà al film la sua impronta drammatica e votata all'azione che ritroviamo in X-Men, in X-Men 2 e nell'ultimo X-Men: Apocalisse. Caratteristica singeriana è anche la sua attenzione al tema del razzismo, dell'Olocausto, del catastrofico. Visto il titolo, non ne poteva esserne esente X-Men: Apocalisse,  ma ritroviamo gli stessi temi anche nei primi due X-Men e sviluppati in molti altri film del regista: L'allievo, del 1998 tratto da un racconto di Stephen King sull'incontro tra uno studente americano e un ex criminale nazista interpretato da Ian McKellen, il Magneto dei primi tre film della saga X-Men; In Superman Returns del 2006, Singer fa quasi distruggere Metropolis da Lex Luthor e quasi a far morire l'Uomo d'Acciaio; con Operazione Valchiria del 1998, interpretato da Tom Cruise, si ritorna alla Germania nazista e quindi al tema dell'olocausto; morte e distruzione non mancano anche nella rivisitazione della favola Jack e i fagioli magici nel film Il cacciatore di giganti del 2013; e cosa dire della distruzione di uomini e mutanti nel futuro distopico di X-Men - Giorni di un futuro passato del 2014 che in pratica da il via al nuovo reboot cinematografico della saga dei mutanti Marvel?

Reboot dell'universo cinematografico degli X-Men

Di certo è un peccato che i film dei Marvel Studios e quelli sugli  X-Men si muovano in universi paralleli senza incrociarsi. Anzi in alcuni casi si scontrano. Il caso più evidente è quello del personaggio di Pietro Quicksilver che appare sia negli ultimi due episodi degli X-Men che in Avengers: Age of Ultron. Nell'universo dei fumetti Pietro Maximoff e sua sorella Wanda, meglio nota come Scarlet, sono figli di Magneto. In X-Men - Giorni di un futuro passato si fa intuire che Pietro potrebbe essere figlio di Erik Lehnsherr (alias Magneto) e ciò (ATTENZIONE SPOILER!) viene confermato in X-Men: Apocalisse. In Giorni di un Futuro Passato la madre, parlando con Pietro, fa riferimento a sua sorella al piano superiore. C'è addirittura una scena tagliata dal film in cui appare con il volto della giovanissima Miya Shelton-Contreas. Qui c'è però un'incongruenza con i fumetti che indicano che Wanda/Scarlet e Pietro/Quicksilver sono fratelli gemelli. E' così infatti in Avengers: Age of Ultron, dove però non si cita Magneto, ma i due sono il frutto degli esperimenti dell'Hydra sullo scettro sottratto a Loki nel primo film sugli Avengers (come mostrato nelle scena durante i titoli di coda di Captain America: The Winter Soldier). La bambina non mostrata, ma prevista nella sceneggiatura originale di X-Men - Giorni di un futuro passato potrebbe allora essere Lorna Dane, alias Polaris, altra figlia di Magneto più giovane di Wanda e Pietro. Anche in questo caso però i conti non tornano, perchè Pietro e Lorna dovrebbero avere lo stesso padre ma madri diversi. Anche la cronologia non aiuta. I Quicksilver del film sugli Avengers e quello degli X-Men sono più o meno coetanei, ma il primo film è ambientato ai giorni nostri, mentre il secondo negli anni Ottanta. 

Le incongruenze dei supereroi tra cinema e fumetto

Di incongruenze tra film e fumetti ce ne sono molte altre. 

Quando nel 1963 Stan Lee (testi) e Jack Kirby (disegni) lanciarono la nuova collana The X-Men, che vide per la prima volta comparire i mutanti nell'universo dei fumetti Marvel, la formazione vedeva alla sua guida il professor-X, Charles Xavier, il più potente telepata del mondo, e la formazione era composta dai seguenti supereroi: Scott Summers alias Ciclope, Hank McCoy alias Bestia, Warren Worthington III alias Angelo, Jean Grey alias Marvel Girl e Bobby Drake alias l'Uomo Ghiaccio. Magneto è già presente nel primo numero del 1963 come principale avversario dei mutanti di Xavier e della sua squadra. Nel numero 4 del nuovo albo Magneto affronta i nostri eroi con un suo gruppo di villain,  la Confraternita dei mutanti, di cui fanno parte Pietro Quicksilver e sua sorella Wanda Scarlet, Mastermind e Toad. 

Differenze tra fumetti e film sui supereroi

Proviamo a fare un confronto con i film. In X-Men - L'inizio del 2011, prequel dei film sugli X-Men, ci sono Xavier e Erik Lehnsherr/Magneto, così come Hank McCoy/Bestia, ma gli altri eroi sono completamente fuori cronologia. Come scopriremo in X-Men: Apocalisse Scott Summers e Jean Grey sono poco più che bambini. L'uomo ghiaccio appare invece come un adolescente nei primi tre film della saga e in giorni di un futuro passato, quindi di una generazione successiva a quella di Ciclope e Jean Grey. Ancora più confusa la storia di Angelo che in X-Men apocalisse è un giovane mutante tedesco che partecipa a combattimenti clandestini tra mutanti, mentre in X-Men - Conflitto finale, ambientato circa trenta anni dopo degli eventi raccontati nell'ultimo film, è il giovane figlio del magnate Warren Worthington II, mentre dovrebbe aver la stessa età degli altri X-Men. 

Numerose sono anche l'incongruenze tra i primi tre film della saga e il prequel X-Men: L'inizio

Per esempio Mystica e Xavier nei primi tre film pare si conoscano appena, mentre tra i due c'è un fortissimo legame nel prequel. Sempre nei film originali Xavier afferma che conosce Magneto fin da quando erano adolescenti e che insieme hanno costruito Cerebro. Nel prequel invece, Xavier e Lehnsherr si conoscono che sono ormai adulti e Cerebro viene costruito da Hank McCoy/Bestia. Visto che la verità sta nel mezzo, nei fumetti, quindi nella storia originale degli X-Men, la macchina che consente al Professor X di amplificare i suoi poteri telepatici e rintracciare i mutanti in qualsiasi parte del mondo, Cerebro appunto, è stato effettivamente costruito dal telepate insieme  Magneto, ma successivamente è stato potenziato da Bestia, che nell'universo funzionale Marvel è uno degli scienziati più brillanti del mondo.
Altra curiosità sui fumetti degli X-Men: dopo circa 6 anni dalla prima pubblicazione il loro albo cominciò a non appassionare più i lettori della Marvel e già nel 1969 non venivano più date alle stampe nuove avventure della squadra dei mutanti. Nel 1975 la casa delle idee decise di rilanciare la testata affidandola a Len Wein e Dave Cockrum. Il risultato fu la nascita di una nuova squadra con supereroi provenienti da diverse parti del mondo. Sempre sotto la guida del veterano Colosso e del professor Xavier, i nuovi X-Men divennero il giapponese Shiro Yoshida alias Sole Ardente (mai apparso nei film e che nei fumetti abbandona presto il gruppo), la keniota Ororo Munroe alias Tempesta, l'irlandese Sean Cassidy alias Banshee (al cinema uno dei componenti originali del gruppo), il russo Peter Rasputin alias Colosso (uno dei giovanissimi mutanti nei primi tre film della saga cinematografica come l'Uomo Ghiaccio), il tedesco Kurt Wagner alias Nightcrawler (che appare sia nel nuovo X-Men: Apocalisse che in X-Men 2, dove però pare che gli altri eroi si siano dimenticati di questo loro vecchio compagno, ma la questione potrebbe essere giustificata dalla variazione della linea temporale introdotta con il film X-Men: giorni di un futuro passato), il nativo americano John Proudstar alias Thunderbird (che già nei primi numeri della nuova serie diventerà il primo X-Men a morire), e soprattutto il canadese Wolverine.

Differenze tra fumetti e Film sui supereroi
Questa nuova formazione, insieme ad alcuni dei membri del team originale, sarà pienamente sviluppata da uno dei migliori scrittori della Marvel, l'inglese Chris Claremont. Sono i suoi mutanti quelli più noti tra i lettori della Marvel Comics. Probabilmente l'idea di un team multinazionale di supereroi non è del tutto originale ed ho il forte sospetto che Wein e Cockrum si ispirarono ad un manga giapponese: Cyborg 009 del mangaka Shōtarō Ishinomori pubblicato a  partire dal 1964, che diede vita a due film animati nel 1966 e nel 1967 (009 Joe TempestaCyborg 009: La guerra dei Mostri) e nel 1968 ad una serie animata di 26 episodi in bianco e nero che forse Wein e Cockrum ebbero modo di vedere (in Italia è stata trasmessa solo la seconda serie a colori realizzata nel 1979).

I fumetti Marvel ispirati ai manga giapponesi

Uno spoiler che non è uno spoiler: In X-Men: Apocalisse c'è anche la partecipazione di Wolverine, negata fino all'ultimo secondo e rivelata solo con gli ultimissimi trailer del film. E' un'apparizione fugace, ma colui che non doveva esserci, il più amato degli X-Men, invece c'è. 
Ritorniamo a X-Men: Apocalisse, è un bel film, assolutamente godibile, anche se con un pathos più drammatico e meno brillante rispetto ai film del MCU. Una domanda per concludere: perchè Jean Grey deve sempre apparire più anziana dei suoi colleghi X-Men? Era così per l'attrice Famke Janssen, che ha interpretato il ruolo nei primi tre film della saga e che effettivamente ha qualche anno in più rispetto a Hugh Jackman (Wolverine) e James Marsden (Ciclope), anche se praticamente è quasi coetanea di Halle Berry (Tempesta) per la quale però il tempo sembra non passare. La stessa impressione la dà Sophie Turner nel nuovo film, benchè invece è una delle più giovani attrici del cast, coetanea di Tye Sheridan (Ciclope) e Kodi Smit-McPhee (Nightcrawler) che rispetto a lei sembrano dei ragazzini. 

Per chi volesse scoprire di più sui supereroi e sui linguaggi del fumetto e del cinema, anche dal punto di vista più formale della semiotica e della narratologia, consiglio la lettura di "NUVOLE 2.0: Pantheon contemporaneo - I supereroi dai fumetti al cinema mainstream", disponibile su Amazon a questo link (https://www.amazon.it/NUVOLE-2-0-contemporaneo-supereroi-mainstream-ebook/dp/B01CWCCQC8)



- Brama, ruggine, diciassette, alba, Homo, nove, benevolo, benvenuta, uno, vagone merci.
- Buongiorno soldato.
- Pronto ad obbedire.

Buscky Burnes | Brama Ruggine Diciassette

Così inizia Capitan America: Civil War, il film dei fratelli Anthony e Joe Russo che ha visto Capitan America e Iron Man scontrarsi in una battaglia fratricida tra paladini della giustizia. 

Si perché la giustizia, purtroppo, non sempre è un valore assoluto. Può essere vista da angolazioni diverse. Legge e giustizia possono non coincidere, poiché le leggi le fanno gli uomini e non sempre gli uomini fanno leggi giuste. 
L'ultimo film dei Marvel Studios inizia con le parole d'ordine, pronunciate in russo, riportate nell'incipit di questo post, che consentono al KGB di controllare la mente di Bucky Barnes, trasformandolo nello spietato killer chiamato il Soldato d'Inverno. Grande amico di Capitan America sin dalle origini del personaggio negli anni quaranta, suo compagno d'avventura e sua spalla, Bucky è creduto morto sin dalla seconda guerra mondiale. Non essere riuscito a salvare il suo giovane amico sarà un rimorso che perseguiterà Cap anche dopo il suo ritorno alla vita, quando viene ritrovato dagli Avengers, ibernato in un blocco di ghiaccio in fondo all'oceano. 

Avengers e Capitan America nei fumetti | Differenza fumetti vs film

Nei film della Marvel Studios (in particolare in Capitan America: il primo Vendicatore, del 2011) non sono gli Avengers che rinvengono il corpo ibernato di Cap, in quanto nell'universo cinematografico il gruppo si forma solo dopo il suo ritrovamento, ma è lo Shield di Nick Fury.
Qual'è il mio giudizio sull'ultima fatica dei Marvel Studios? Un ottimo film. Parte lento, ma negli scontri, sia quelli fisici che quelli psicologici, tra i vari personaggi che compongono una trama corale e polifonica, prende un ritmo serrato che diventa assolutamente piacevole da seguire. Se Capitan America è il protagonista principale della pellicola (che poi nei moderni film digitali di pellicola non ce n'è più), non sono da meno tutti gli altri caratteri che popolano la storia sceneggiata da Christopher Markus e Stephen McFeely, a iniziare naturalmente da un combattuto Iron Man, ottimamente interpretato dal sempre magistrale Robert Downey Jr, che si rivela l'ethos più interessante di tutto il racconto. Scrivere di più sul film rischierebbe di farmi sfuggire qualche spoiler, quindi evito di farlo. Solo una segnalazione per lui, il più amato dei personaggi Marvel: Spider-Man. Dopo le interpretazioni di Tobey Maguire e (secondo me quella migliore) di Andrew Garfield, sembrava che ci fosse ancora poco da dire al cinema sull'Arrampicamuri. Speravo di poter vedere un altro The Amazing Spider-Man con la regia di Marc Webb (un cognome un destino), invece la Columbia Pictures ha deciso di lasciare il personaggio completamente nelle mani dei Marvel Studios che faranno partire un nuovo reboot del personaggio.

Il nuovo Uomo Ragno, interpretato Tom Holland, che appare per la prima volta in questo Capitan America: Civil War, è stata una piacevole sorpresa.

Le poche scene che lo hanno interessato hanno mostrato un personaggio assolutamente aderente al carattere brillante e irriverente disegnato da Stan Lee (soggetto) e John Romita Sr. (disegni) e che io preferisco rispetto a quello originale di Steve Ditko.
Ritorniamo a Civil War e al Soldato d'Inverno. Bucky Barnes non è in realtà morto, Ma anche su questo punto fumetti e film ci presentano due storie diverse, Il racconto originale, quello dei fumetti, vede morire Bucky nello stesso episodio in cui Capitan America precipita nelle fredde acque del mare Artico, dopo aver sventato un ultimo tentativo del Barone Zemo e del Teschio Rosso di far terminare la  seconda guerra mondiale a favore delle potenze dell'Asse. 

Storytelling e linguaggi | Differenze tra fumetti e cinema

Entrambi gli eroi saltano su un aereo-missile sperimentale progettato da Zemo per distruggere Londra. Cap e Bucky riescono ad evitare il disastro, ma mentre il supereroe perde la presa e precipita nell'oceano (dove rimarrà ibernato fino ai giorni nostri), il suo aiutante esplode insieme all'aereo-missile. Tutti lo credono morto. Il corpo di Barnes viene ritrovato da un sommergibile russo. Il ragazzo è gravemente ferito, ha perso un braccio, ma non è morto. I sovietici credono che anche Bucky Barnes sia stato potenziato con il siero del supersoldato come Steve Rogers, alias Capitan America, ma scoprono che non è così. I russi speravano infatti di poter trovare il siero nel sangue di Barnes e sintetizzarlo per utilizzarlo sui proprio militari. Comunque si prendono cura di Bucky, gli impiantano un braccio cibernetico, per sostituire quello perso nell'esplosione, e lo trasformano nello spietato killer noto con il nome del Soldato d'Inverno, facendogli il lavaggio del cervello. I russi tengono il ragazzo in animazione sospesa, svegliandolo solo per fargli svolgere le missioni più delicate. In questo modo Bucky invecchia molto lentamente e quanto incontra nuovamente Capitan America sono praticamente coetanei (durante la seconda guerra mondiale Bucky era poco più di un adolescente e quindi era più giovane di Steve Rogers, che era invece un giovane adulto).
Nell'universo cinematografico Bucky muore invece precipitando da un treno in corsa in un profondo burrone, molto prima della scomparsa di Capitan America nell'oceano Atlantico. L'effetto su Steve Rogers sarà identico a quello raccontato nei fumetti, con l'eroe che non riesce a perdonarsi di non essere riuscito a salvare il suo amico (anche se nel film Capitan America: il primo Vendicatore, Bucky già durante la II guerra mondiale non è più giovane di Rogers come nei fumetti). 

Molte altre sono le differenze tra la storia raccontata nel film e il fumetto originale Civil War di Mark Millar. 

Nel film tutto si scatena dagli eventi raccontati in Avengers: the age of Ultron, con la distruzione della città di Sokovia, e da un attentato attribuito dalle autorità al Soldato d'Inverno. Nel fumetto l'origine dello scontro tra la fazione di Capitan America e quella di Iron Man ha inizio da un reality show. E' una trasmissione televisiva i cui protagonisti sono un gruppo di giovani supereroi, i New Warriors, ripresi in diretta mentre combattono il crimine. Mentre si trovano nella piccola cittadina di Stamford si imbattono in alcuni supercriminali che tentano di catturare. Tutti capiscono che non sono i normali malviventi in cui si erano imbattuti fino a quel momento, ma vedono la situazione come un'ottima opportunità per alzare lo share del loro show. I giovani eroi sembrano avere la meglio, ma tra i vilain c'è il pericolosissimo Nitro. Il criminale, per evitare di essere catturato scatena il suo potere, quello di esplodere senza autodistruggersi. La tremenda deflagrazione, in una zona densamente abitata, oltre ad uccidere i giovani New Warriors (a eccezione di Speedball), provoca oltre 600 morti, tra cui 60 bambini di una scuola elementare adiacente agli scontri. Tutto viene seguito in diretta TV dal pubblico americano. La protesta che ne segue fa si che il governo statunitense reagisca chiedendo a tutti i superumani di registrarsi dichiarando i propri poteri ed identità per rimanere sotto lo stretto controllo delle autorità. La nuova legge emanata in tempi record dal congresso prende il nome di ARS (Atto di Registrazione dei Superumani). 


Marvel Civil War


Iron Man e i suoi si schierano dalla parte del governo e dello Shield, Capitan America si mette a capo di un manipolo di supereroi ribelli che si fanno chiamare i Vendicatori Segreti (Secret Avengers).

Nel film non esiste l'ARS ma solo i cosiddetti accordi di Sokovia che stabiliscono che  i supereroi (solo quelli buoni, mentre l'ARS riguardava chiunque fosse dotato di superpoteri) devono mettersi sotto il controllo di un ente governativo internazionale.
A questo punto occorre fare una precisazione importante: Civil War non è semplicemente una graphic novel, ma un cross-over che coinvolge tutte le testate degli albi a fumetti della Marvel. La storia quindi si sviluppa sugli albi dedicati a Spider-Man, a Capitan America, Iron Man, X-Men, Avengers, i Fantastici Quattro e così via. Quindi, rispetto al film consente di creare un universo complesso e multilineare, raccontato con diversi punti di vista, difficilmente rappresentabile in un unico film (probabilmente una serie televisiva avrebbe potuto meglio rappresentare l'intera narrazione, senza raggiungere comunque ciò che è stato i grado di fare il crossover originale nella sua interezza).
Tra film e fumetti, proprio per semplificare la storia, anche i due schieramenti non coincidono esattamente e soprattutto al cinema vede partecipare molti meno personaggi di quanti invece è possibile vedere nelle vignette del crossover (ma anche nella graphic novel principale scritta da Millar). 
Al cinema dalla parte Iron Man  e del governo si schierano il fedele amico di Tony Stark, Rhodey Rhodes, che indossa l'armatura di War Machine, Vedova Nera, Visione, Pantera Nera e Spider Man. Con Cap troviamo il Soldato d'Inverno, Scarlet, Occhio di Falco, Falcon e Ant-Man. Nei fumetti le cose sono ben più complesse e gli schieramenti molto più ampi, perché la guerra civile coinvolge tutto l'universo Marvel, supereroi e villain. 



Nel film, per esempio non vengono citati gli X-Men, per una semplice questione di diritti (quelli dei mutanti sono ancora detenuti dalla 20th Century Fox e non fanno ancora parte del MCU, il Marvel Cinematic Universe). Anche nei fumetti gli X-Men non si schierano apertamente ma influenzano lo svolgimento dello scontro, benché siano reduci degli eventi della saga House of M che li ha praticamente ridotto la popolazione mutante da migliaia di individui a poche decine di eroi dotati ancora di superpoteri.

Protagonista di House of M è Scarlet: nel film non viene mai citato, ma nei fumetti, lei e suo fratello Quick Silver, che viene fatto morire in Age of Ultron, sono figli di Magneto. 

Scarlet esce devastata dagli eventi di House of M e scompare, così che non può prendere parte allo scontro, come invece avviene nel film. Nei fumetti Pantera Nera viene contattato da Reed Richards, Mr Fantastic, per schierarsi dalla parte dell'atto di registrazione, ma lui, a differenza del film, rifiuta di partecipare allo scontro perché non ritiene etico dare la caccia ad altri supereroi.

I Fantastici Quattro sono elementi centrali del mondo dei fumetti Marvel e non potevano mancare come protagonisti nella saga di Millar. 

Lo scontro creerà gravi disaccordi all'interno del più longevo gruppo di supereroi che porterà Sue Storm, la donna invisibile, a lasciare suo marito e a schierarsi con Capitan America. Reed è in pratica il leader dello schieramento governativo insieme a Iron Man e Hank Pym, l'Ant-man originale. Nel MCU Hank Pym è interpretato da Michael Douglas nel film  Ant-Man. A differenza dei fumetti, dove Hank è uno dei fondatori degli Avengers e loro coetaneo, nell'universo cinematografico è molto più anziano, è un coetaneo del padre di Tony Stark e cede il suo costume, e i suoi poteri, a Scott Lang. Anche nei fumetti, a un certo punto, Hank cede l'identità di Ant-Man / Giant-Man a Scott per vestire quelli del Calabrone. Ma nel Civil War di Mark Millar Pym ha ancora i poteri di Ant/Giant-Man e si schiera dalla parte di Iron Man anziché da quella di Capitan America come nel film.

Hank Pym Reed Richards Tony Stark

Reed, Hank e Tony sono le menti più brillanti del mondo Marvel. A loro si possono confrontare solo Bruce Banner, alias Hulk, esperto di livello mondiale delle radiazioni gamma, e Hank McCoy, alias Bestia degli X-Men, dalla parte dei buoni. Dalla parte dei villain, sono menti straordinarie Victor Van doom, alias il Dottor Destino, e Otto Octavius, alias il Dottor Octopus (oltre a un paio di scienziati pazzi dell'Hydra). Quindi da una parte le migliori menti dell'universo Marvel, dall'altra il cuore e il coraggio, sintetizzati dalla figura epica di Capitan America. Nei fumetti, infatti, si schierano dalla sua parte altri eroi caratterizzati da grande coraggio e cuore, come Daredevil, Luke Cage, Falcon, Hercules, Occhio di Falco, la Torcia Umana con la sorella Sue dei Fantastici Quattro e... Spider Man. Si proprio lui che nel film è invece schierato dalla parte di Iron Man. E' così inizialmente anche nel fumetto ma, successivamente, l'Arrampicamuri si rende conto che la parte che meglio lo rappresenta è quella di Cap.

Capitan America Daredevil Spider-Man

Nel fumetto Civil War di Mark Millar Spider-Man è già un uomo adulto, sposato con Mary Jane. Nel film non è così e non vedrete mai una delle scene storiche della recente storia dei fumetti Marvel. Una scena che farà svenire un inconsapevole J. Jonah Jameson.

Tony Stark convince Peter Parker a aderire all'atto di registrazione

Il fumetto è meglio del film? Secondo me si, ma sono due modi di raccontare diversi. Due linguaggi differenti, quelli del cinema e del fumetto, con necessità e vincoli che sono del tutto diversi. Capitan America: Civil War è un ottimo film e fare confronti con la storia originale non gli renderebbe i meriti che invece ha.

Poco dopo Civil War è uscito nelle sale italiane anche un altro film basato sugli eroi Marvel: X-Men - Apocalisse diretto da Bryan Singer. 

Anche in questo caso saranno inevitabili i confronti con la versione originale a fumetti. Singer ha finora dimostrato, anche nelle sue prove con i film basati sugli eroi della DC Comics, che il genere apocalittico gli è comunque particolarmente congeniale.


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